For more than four decades, “Politics Among Nations” has been considered by many to be the premiere text in international politics. This brief edition-edited by Professor Morgenthau’s former research assistant-features the same themes, including national interest and power, that are commonplace among practitioners of foreign policy.
Come nelle migliori trasmissioni televisive, arriva pure qui il momento dei consigli spassionati di lettura. Questo testo, il cui titolo è citato nel titolo dell’articolo, rappresenta uno tra i testi base e cardine della disciplina di cui tratta, ovvero le Relazioni Internazionali. Consiglio la lettura a tutti quelli che sono interessati alla materia e ne sanno poco. Ovviamente è necessaria una buona conoscenza di inglese, almeno passiva, per comprendere veramente nella maniera corretta il manuale. Infine consiglio la versione originale in inglese, a mio avviso migliore di quelle tradotte.
Secondo e ultimo consiglio di lettura di oggi riguarda un libricino interessante, dalla penna sprezzante e dissacrante che permette di osservare una prospettiva particolare e di aprire gli occhi davanti alla realtà europea rispetto a quella americana. Lascio la parola a una recensione veramente chiara.
“Paradiso e potere” è preceduto da grandi aspettative. Robert Kagan viene dipinto come l'”ideologo” dei Neo-Conservatives, e questo gruppo è l’ispiratore della nuova “dottrina Bush”: ce n’è abbastanza per affrontarne al lettura con trepidazione. Fin dalle prime righe, però, e per tutte le 117 paginette, si ha l’impressione di sorbire un brodo troppo allungato, di quelli dove da un osso e una cipolla si cerca di sfamare una famiglia.
Forma e sapori a parte, la sostanza del pensiero di Kagan è che gli Europei si possono permettere pensioni, assistenza sanitaria e lunghe ferie (il “paradiso”) grazie al basso livello delle spese militari, consentito dalla protezione Statunitense (il “potere”). E’ l’immagine del “free ride” (prendere l’autobus senza pagare il biglietto): Kagan è paterno nell’accettare i “vecchi Europei” a bordo, ma suggerisce con fermezza di non disturbare il conducente. In fondo – dice esplicitamente – finché erano Francia, Gran Bretagna e Germania a dominare il mondo, l’uso della forza era frequente e ben tollerato (e il meglio che hanno saputo farne è stato distruggersi a vicenda per due volte in cinquant’anni). Agli Americani, che quasi controvoglia si ritrovano superpotenza, non pare giusto che si cominci a credere nel diritto internazionale e negli accordi multilaterali proprio ora che a comandare tocca a loro.
I deboli favoriscono sempre la mediazione e la diplomazia, perché sono gli unici strumenti che hanno. All’Unione Europea non si porrà mai la questione del quando e come attaccare un altro paese, per la fondamentale ragione che non ha i mezzi per farlo. In queste condizioni, credere nella pacifica convivenza è questione di mancanza di alternative prima che di principi. Su questo, difficile dare torto a Kagan: non ci illudiamo che esista una superiore moralità da questo lato dell’Atlantico. Se la Francia – ed è solo un esempio – avesse le armi e la tecnologia per sottomettere una media potenza in due settimane con perdite umane minime lo farebbe, perché sottoposta alle stesse pressioni sociali e culturali che sono presenti in USA.
Kagan ci invita a svegliarci: rinchiuso nel proprio paradiso artificiale, il Vecchio Continente si illude che il nostro pianeta sia pronto alla pacifica convivenza; là fuori, invece, c’è una giungla, e se un orso imbizzarrito ci carica ringhiando, faremmo meglio a sparargli prima che ci stacchi la testa con una zampata.
La natura di questi ragionamenti e la loro (scarsa) raffinatezza intellettuale ci fanno sospettare che questo breve saggio sia un’opera di divulgazione. Lo conferma lo stile semplice e l’abbondanza di ripetizioni. Alle metafore di Kagan attingeranno a piene mani commentatori poco fantasiosi e tanti, tantissimi analisti da bar.