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Non esagerare eh…

“Le foto degli utenti nelle chat  spesso rappresentano frazioni di corpi denudati, oppure ricalcano modelli universali dai quali solo pochissimi osano discostarsi. In un interminabile défilé si succedono parti di ogni possibile fattezza e dimensione; porzioni più o meno composte che portano i segni di dure battaglie; pettorali e bicipiti gonfiati grazie a interminabili sedute in palestra; slip sottoposti a estenuanti forme di priapismo esibizionista, forse per testare la resistenza dei tessuti; audaci linguacce che rammentano la celebre foto di Einstein e ancor più certi personaggi dei manga giapponesi; abbigliamenti da pseudo bohémien di periferia, scrupolosamente legati ai dettami della moda très en vogue; espressioni da provini del Grande Fratello; pose provocanti imparate in qualche filmetto porno o prese in prestito da un vademecum per vamp alle prime armi. Quanta fantasia!
Se poi mi venisse il desiderio di leggere il profilo di quei pochi che si sono degnati di scrivere due righe di presentazione, spunterebbero luoghi comuni in sovrabbondanza. D’un tratto mi sembrerebbero tutti figli della medesima madre. Tutti appartenenti alla medesima scuola di pensiero.
L’aggettivo più quotato nelle auto descrizioni formulate nel tentativo d’incensarsi a dismisura, scantonando da qualsiasi parvenza di obiettività, è solare, seguito da simpatico, sensibile, allegro e socievole. Possiedo un gatto al quale si potrebbero affibbiare questi cinque aggettivi. Eppure gli farei un torto. Non riassumerei la complessità del suo carattere. Sembrerebbe un gatto qualunque, quando invece non lo è affatto. Mi si creda, ho posseduto parecchi felini negli ultimi anni, posso garantire che ognuno di essi aveva una personalità unica che lo differenziava da tutti gli altri. Non definibile in cinque abusate paroline.
Possibile che non esista una persona splenetico, altalenante, umorale, istrionico, bizzarro, anfetaminico, demenziale, empatico, sagace, volubile, melomane, avveduto o quant’altro? Esistono solo caterve di solari, simpatici e sensibili?
La sensazione che avverto nel leggere questi profili è che tutti cerchino di vendersi, enfatizzando i pregi e minimizzando i difetti. Si sponsorizzano come persone uniche, speciali e particolari, senza avvedersi che lo fanno utilizzando le medesime definizioni prosaiche, degne di uno scolaretto delle elementari. E non parliamo delle fotografie. Anzi, parliamone. In troppi non hanno la minima avvedutezza estetica di sé. Si fotografano in pose da sex symbol pur avendo il corpo di maldestre e comiche otarie. Va bene coltivare un po’ di sano amor proprio e avere stima di se stessi, però cerchiamo di non eccedere con i cocktails di presunzione e stupidità.”

(tratto da bizzarre pubblicazioni surfando in rete)

la conoscenza attraverso i modi di dire.

Quando si incontra una persona per la prima volta si viene colpiti da un elemento, un particolare, che varia da persona a persona, e che costituisce il marchio distintivo dell’individuo, l’aspetto che ricorderemo e che assoceremo a quella persona al solo sentire pronunciare il suo nome.

Subito dopo vengono a delinearsi davanti ai nostri occhi i caratteri fisici della persona per quanto uno voglia considerarsi poco superficiale. C’è poco da fare! Il fisico è il biglietto da visita.

Man mano che trascorre il tempo, la conoscenza si fa più interessante. Affiorano quelle particolarità, quei tratti connotativi che costituiscono il carattere della persona, e non solo, perché ciò rimane a livello astratto per così dire. È la nostra percezione che stabilisce il carattere di una persona. Le cose si fanno in due come si suol dire.

In contemporanea quello che noi notiamo sono i suoi atteggiamenti, il suo stile, il tono di voce, come si rivolge e tutti quegli aspetti che vanno sotto il nome di linguaggio non verbale.

Sicuramente la prima impressione è quella che conta, ma è anche vero che non basta una vita intera a conoscere una persona. Tradimenti, delusioni, mutamenti, scoperte e anche colpi di scena degni di un romanzo giallo sono all’ordine del giorno.

La considerazione e la fiducia nei confronti di quella persona viene a determinarsi già dal primo incontro, speriamo che rimanga la stessa immutabile nel tempo perché la speranza è l’ultima a morire, ma il più delle volte non permane identica a lungo.

Fabio Berti

Dante in Russia!

Il tosco e rinomato Dante Alighieri in Russia?

Vi è presenza di un suo viaggio in terra di Putin? ha sostato nei lager siberiani?

No! non si tratta di questo.

Dante in Russia ha donato il Purgatorio.

Come per Putin l’autunno, il periodo “boldinscoe”, ovvero il periodo di massima fioritura artistica, fu la primavera. All’età di 9 anni Dante conobbe Beatrice come tutti sappiamo. Questo incontro è stato o no l’origine della grande “Commedia”, chiamata “Divina” postuma dal sommo Boccaccio come tutti sapete?

E’ mai possibile che una bambina di nove anni, nella candida veste, riuscì a far innamorare un suo coetaneo?

La Commedia si divide in tre dimensioni, dall’Inferno, passando per il Purgatorio e arrivando al Paradiso.

Il viaggio per l’Inferno, dove c’è chi arde nel fuoco e chi nel ghiaccio permane, è aiutato e guidato dal sommo poeta Virgilio.

Come per i russi conoscere a memoria versi del “Evgenij Onegin” è comune, così lo era per Dante nei confronti dell’Eneide di Virgilio, ovviamente in versione latina.

Anche noi, italiani contemporanei, saremo capaci di fare lo stesso con un altro testo? Forse con altre poesie o chissà.

Secondo certi o fasulli studi scientifici, è stato ritrovato il cranio di Dante. Da lì si è scoperto che la statua che lo raffigura a Firenze non riporta con precisione le dimensioni del suo naso. Non era aquilino, ma neanche assomigliava a un bottone. Era una via di mezzo come quello che vestono molti fiorentini, anche se non tutti, o perché no possono essere autori della commedia.

Dante era poeta, compositore, pensatore, uomo politicamente impegnato, che lo portò all’esilio dalla sua irata Firenze, e anche un priore.

Per priore all’epoca si intendeva la guida civile e religiosa della curia e Dante lo era di Firenze. Evitando una triste condanna della curia medievale passiamo al dono che Dante ha fatto alla Russia.

Grazie a Dante e all’antenato crociato che fece arrivare l’intuizione a Dante, il purgatorio si trasferì fino in Russia. Mentre in Europa si conosceva già grazie ai crociati e alla seguente istituzione della chiesa per redimere i peccati dei crociati e dei guerrieri che si adoperavano a favore della Chiesa e soprattutto decidevano di supportarla.

Fu una delle prime condanno che Lutero le rivolse.

Più doni uno faceva nei confronti della Chiesa, meno giorni doveva trascorrere in Purgatorio per arrivare infine in paradiso ed incontrare l’amata Beatrice, o forse no?

O forse era tutta una bufala per attirare soldi e sanare le casse della Chiesa dell’epoca?

Ai posteri larga sentenza.

Fabio Berti

E un bel giorno…

E un bel giorno mi sono accorto di essere qui,

in un stanza buia, una vita passata a rincorrere determinati traguardi,

per non essere più presente e assente.

Per essere presente nella propria vita.

Per essere assente nelle vite future e passate.

Sai che un bel giorno ti sveglierai, mi dicevano…

E quel giorno è arrivato!

Non so se bello o brutto ma è arrivato,

e tocca a noi saper decidere se stare troppo alla luce oppure no.

Fabio Berti

il tempo dei cachi.

Sai una cosa?

te la devo proprio dire…

Questa mattina ho avuto la sensazione di trovarmi in una riunione delle Nazioni Unite. Persone che esprimevano la propria opinione su argomenti più disparati, dibattendo con argomentazioni sagaci, irriverenti e brillanti. Esisteva pure la facoltà di dibattere le opinioni degli altri, la possibilità perfino di esprimere un puro e semplice piacere e di non venire discriminati per questo. Ognuno ascoltava l’opinione dell’altro, senza pregiudizi, maschere mentali, schemi; ma semplicemente prendendo un’opinione per quello che era e per la valenza che poteva avere nei vari dibattiti. Arrivando infine a una decisione, un summit e alla delineazione di uno scenario futuro, più possibile e probabile possibile, dell’argomento e della realtà presa in esame.

Era solo un assaggio e una speranza realizzata in due semplici e brevi ore.

Era il miraggio che lascia assaporare il proprio gusto che però scappa, è fuggevole ed effimero.

Era il miraggio di una vera realtà, basata su fatti concreti, su persone pensanti responsabili coscienti e consapevoli.

Era il sogno di una realtà che avrei tanto voluto abitare non solo in quel momento, ma per sempre.

Era il desiderio di fervori non espressi, di considerazioni mal espresse, di emozioni scoccanti e pericolose, di una vita vissuta aspettando l’ennesima delusione.

Quando si preannuncia una realtà del genere, anche solo lontanamente, bisogna viverla al meglio, carpirne le dinamiche, farne tesoro e cercare in ogni attimo successivo di riproporle anche in minima parte.

Non so perché mi è sorto il paragone con l’ONU: forse perché immagino che a livelli molto alti, persino internazionali, le discussioni, la dispute settlement e il problem solving dovrebbe essere condotto in questa maniera ammirevole e chiara.

Infine era il miraggio di una società libera da schemi mentali, blocchi, maschere di varia natura. Era il miraggio di una vita libera. E-r-a.

Fabio Berti

Buongiorno al nuovo mondo…

Si inizia la giornata con un piano generale, a grandi linee, di cosa andremo a fare; probabilmente la giornata appena trascorsa ha lasciato delle cose in sospeso che necessitano una conclusione o semplicemente abbiamo programmato delle nuove faccende o preoccupazioni o incarichi da assolvere.

Iniziamo la giornata con i migliori auspici, stabilendo nel migliore dei casi una tabella di marcia, più o meno precisa, con un’ora precisa per ogni compito e anche, se tanto ci dà tanto, pure le pause in cui potremo ritagliarci un momento per noi stessi (più uniche che rare).

Purtroppo sono rare le giornate in cui si rispetta il piano prestabilito, anche perché il mondo non siamo noi. Possiamo porci al centro in una visione piuttosto egocentrica ed egoistica, ma non sarà mai così fedele alla realtà. Perché purtroppo incontreremo ostacoli fisici che non avevamo programmato od ostacoli psicologici propri o altrui.

Uno tra gli ostacoli che bisogna tenere in conto se nella giornata bisogna interfacciarsi con qualsiasi tipo di ufficio pubblico o privato è, se ci troviamo specialmente in Italia, la burocrazia e la tempistica dell’ufficio. Non possiamo pensare o presumere di cambiare l’andamento lavorativo di un ufficio che da anni lavora in quel modo in un’oretta. Serve pazienza e savoir-faire per uscire illesi dall’ufficio in questione senza schiamazzi, grida o brutte risposte e battute. Superata questa prova, potrete dire di sapervi districare nel pubblico. Tutte le conoscenze in materia di politica pubblica e di processi decisionali non vi saranno sufficienti se non sapete superare questo tipo di prova.

Altro ostacolo molto comune che in Italia può capitarvi durante una tipica giornata è un ritardo dei mezzi pubblici o peggio ancora del proprio mezzo inceppato in un inspiegabile traffico, che si dispiega di fronte a voi, più casualmente del film The Truman Show. Il traffico e i ritardi si moltiplicano quando ci troviamo in una situazione di fretta o ansia e quando il tempo a nostra disposizione è limitato. Poco da farci per risolverlo!

Altri ostacoli sono quegli inceppi che sorgono, senza averli né programmati, né calcolati in precedenza, né all’inizio della giornata né peggio ancora il giorno precedente. Che ci vuoi fare! Ci toccano e bisogna risolverli prevalentemente nell’arco della giornata.

Per forza di cose molti compiti devono slittare al giorno seguente o a data da definirsi.

Consci di queste problematiche perfettamente comuni, iniziamo questa nuova giornata. 🙂

Fabio Berti

se vedo è perché sento…(leggere per credere)quq

Vorrei sapere solo una cosa, una cosa soltanto.

Mi tormenta stare qua senza sapere la risposta. Quello che pensi a proposito.

Il fatto sta che non possiamo continuare con questa indecisione, con questa insicurezza che mi suscita problemi, stress e angosce.

La mia vita non ha più senso. Vivo solo per quello, per sapere semplicemente un altro punto di vista, una vita passata a rincorrere un’altra persona, amica o nemica, per sapere i suoi aspetti, le sue caratteristiche, quello che si aspettano, quello in cui credono, quello che non so e che vorrei sapere. Oggi è una giornata speciale per me: non ho avuto nessun problema, mi sono alzato tranquillamente, credendo in me stesso, nel presente, nel passato e ne futuro…ponendomi le solite paranoie che ho superato lo stesso e poi ho studiato, ho lavorato, ho faticato e ora che potrei star bene son qua in uno stato tra l’incudine e il martello con questa indecisione, questo assillo che mi riempie la serata, senza sapere se ne verrò mai a capo, se troverò pace in questa mia giornata iniziata così bene oppure no. Fatto sta che son qui a pensarci e la mia vita scorre con queste preoccupazioni infinite e problematiche.

Vorrei solo sapere il perché, il come e il dove.

Come sia riuscito a trovarmi in tale situazione ambigua e problematica, come abbia permesso ciò, come abbia permesso che il dubbio mi attanagliasse, come come e ancora come!

Dove sia, dove e come sia, dove sia finito, in che luogo oscuro e chiaro che sia, dove possa mai rincontrarlo, ora o domani o chissà quando.

Perché così non va, non si sa né dove né quando. Perché tutto sia così difficile e problematico, perché non posso semplicemente sapere…

Perché vorrei sapere dove hai messo i calzini?!? 😛 😀 🙂 😉

(tratto dal bestseller “stress e paranoia senza motivo”)

“come tecniche di comunicazione possono attrarre l’attenzione” autocit.

Fabio Berti

Bizzarro: un modo strano per una stretta prospettiva o una libertà di una grande prospettiva?

bizzarro

Quante volte abbiamo sentito pronunciare le seguenti parole: “Che strano! Guarda quello/a come è vestito…Ma che sta facendo?…è impazzito!” ecc ecc

La normalità è un concetto così labile e soggettivo che è difficile da definire. Io sostituirei questa parola con BENE. Quello che noi consideriamo buono, giusto, corretto da vedere, ascoltare, percepire. Ciò che non sconvolge i nostri sensi e non turba il nostro animo.

Questa appena formulata potrebbe essere una corretta definizione di normale, normalità. Ecco allora che l’esatto contrario (bizzarro, anormale, strano) perde di significato, di valenza e risulta essere una costruzione puramente soggettiva ed emotiva.

Ognuno ha propri metodi di percezione del normale e dell’anormale.

A partire da queste definizioni base potremo far cadere un sacco di altre definizioni e soprattutto pregiudizi che si basano sulla medesima logica. Avrei in mente una moltitudine di esempi e probabilmente ne riporterò alcuni in articoli successivi.

Voi lettori, a cosa avete pensato? Potrei partire da alcuni vostri suggerimenti.

Fabio Berti