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il tempo dei cachi.

Sai una cosa?

te la devo proprio dire…

Questa mattina ho avuto la sensazione di trovarmi in una riunione delle Nazioni Unite. Persone che esprimevano la propria opinione su argomenti più disparati, dibattendo con argomentazioni sagaci, irriverenti e brillanti. Esisteva pure la facoltà di dibattere le opinioni degli altri, la possibilità perfino di esprimere un puro e semplice piacere e di non venire discriminati per questo. Ognuno ascoltava l’opinione dell’altro, senza pregiudizi, maschere mentali, schemi; ma semplicemente prendendo un’opinione per quello che era e per la valenza che poteva avere nei vari dibattiti. Arrivando infine a una decisione, un summit e alla delineazione di uno scenario futuro, più possibile e probabile possibile, dell’argomento e della realtà presa in esame.

Era solo un assaggio e una speranza realizzata in due semplici e brevi ore.

Era il miraggio che lascia assaporare il proprio gusto che però scappa, è fuggevole ed effimero.

Era il miraggio di una vera realtà, basata su fatti concreti, su persone pensanti responsabili coscienti e consapevoli.

Era il sogno di una realtà che avrei tanto voluto abitare non solo in quel momento, ma per sempre.

Era il desiderio di fervori non espressi, di considerazioni mal espresse, di emozioni scoccanti e pericolose, di una vita vissuta aspettando l’ennesima delusione.

Quando si preannuncia una realtà del genere, anche solo lontanamente, bisogna viverla al meglio, carpirne le dinamiche, farne tesoro e cercare in ogni attimo successivo di riproporle anche in minima parte.

Non so perché mi è sorto il paragone con l’ONU: forse perché immagino che a livelli molto alti, persino internazionali, le discussioni, la dispute settlement e il problem solving dovrebbe essere condotto in questa maniera ammirevole e chiara.

Infine era il miraggio di una società libera da schemi mentali, blocchi, maschere di varia natura. Era il miraggio di una vita libera. E-r-a.

Fabio Berti

Un sogno di mezza estate.

 

Gli uomini chiudono la propria porta contro il sole che tramonta. (Apemanto: da Timone d’Atene, atto I, scena II)

Mi svegliai.

Presi a scendere tra le coperte, poi tra le scale, poi ancora giù per una vallata.

Non riuscivo a vivere senza sapere che tu non c’eri più.

Ogni giorno mi allietavi con le tue parole e ora non ci sei più.

Ad un tratto presi a correre su, su e ancora su.

Come se il passato non ci fosse stato più.

E invece c’eri, dentro, nel profondo di un ricordo appena trascorso e mai chiuso.

La bellezza da sola persuade | Gli occhi degli uomini senza aver bisogno d’avvocati. (da Lucrezia violata, I)

La follia, mio signore, come il sole se ne va passeggiando per il mondo, e non c’è luogo dove non risplenda. (Feste:, daLa dodicesima notte, atto III, scena I; traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber)

Nascondi ciò che sono | E aiutami a trovare la maschera più adatta | Alle mie intenzioni.[1] (Viola: da La Dodicesima Notte, atto I, scena II; traduzione e cura di Agostino Lombardo, Feltrinelli, 2004)

 

Fabio Berti

La notte. (racconto breve)

23.00

Buonanotte mondo! Non è mai semplice concludere una giornata serenamente. Spesso il giorno porta via tutte le forze, aumenta le preoccupazioni, distrugge false speranze e sogni appena nati. Fatto sta che anche oggi si è conclusa. Buonanotte mondo!

….01.00

Questa notte sembra interminabile, non vuole chiudersi, fermarsi e ascoltare la richiesta di un riposo che tanto vuole insorgere e prevalere. Testarda notte!

02.00

Ciao nonna! Grazie per assistermi ogni notte, per aver dato un senso e una direzione alla mia vita. Tu che sedevi sempre da sola ai piedi di quell’albero di ciliegio parlando al vento, al ciclo delle stagioni, sperando che un giorno la tua famiglia avesse potuto vivere la bellezza che i tuoi occhi in quel momento sentivano. Beh, ci sei riuscita!

03.00

Ciao nonno! Tu e quell’aria da eterno bambino, giullare della vita. Birilli e sfere erano il tuo passatempo, sperando sempre che tornassero indietro e che non venissero scomposte nel lancio. Quanto ci tenevi alle tue sfere e ai tuoi birilli. Forse rappresentavano un po’ i tuoi figli, la tua famiglia e i tuoi amici. Con un solo lancio e un solo giro credevi di poter controllar tutto e forse era vero. Le tue parole erano come assi di carte taglienti che spronavano tutti noi, che ci davano la “retta via” e la giusta interpretazione di fatti e ambienti ignoti per noi a quel tempo.

04.00

Ciao mamma! Quanto avrei voluto dirti che avevi ragione quel giorno che mi rimproverasti per aver sbeffeggiato un compagno di classe. Non uscii per una settimana, non parlammo per un mese, ma non avevo capito che era giusto. Dovevo essere trattato così perché il rispetto e la dignità delle persone sono tra i  valori più profondi che uno possa acquisire in gioventù. Mamma quanto ti ho odiato. Il mio odio era parallelo e di uguale intensità al mio amore per te. Quanto ti ho odiato e quanto t’amo non lo so

05.00

Ciao papà! Quanto ti ho odiato. La tua visione stretta, unidirezionale, dittatoriale e spesso discorde da tutti i miei principi, sogni e desideri non era accettabile da nessun ragazzo della mia età. Ma mi ha fatto capire ora che ognuno è frutto della propria gioventù, delle proprie esperienze e della vita trascorsa fino a quel momento. In fondo al cuore non era colpa tua, lo so, ormai che è troppo tardi, purtroppo. Quanto ti avrei voluto dire: “Sì, hai ragione, comprendo le tue motivazioni, quello che pensi, ma sai papà non tutti la possono pensare come te. Tranne che nella tua realtà, spesso ti puoi trovare davanti persone che hanno una visione completamente o quasi completamente diversa dalla tua e come tu non vuoi cambiare la tua mentalità, neanche tu puoi cambiare la loro. Purtroppo per te vanno ascoltate, capite e accettate; e inoltre non ostacolate perché ognuno è libero di percorrere la propria strada, di andare avanti, di aver ragione o di sbagliare e imparare dai propri errori. Quindi vivi più serenamente!” Gli avrei voluto dire questo  ma non ne avevo il tempo e la mente. Ciao papà. Quanto ti ho odiato e quanto…

06.00

Ricordo quando eravamo piccoli, giocavamo, scherzavamo, sperimentavamo. Quanto eri dispettoso con me fratello. Non ti ho mai capito e non ho mai capito i sentimenti che muovevano i tuoi comportamenti ad agire in un determinato modo: odio, invidia, gelosia, cattiveria, solitudine…non l’ho mai capito! Spero che tu ora abbia trovato la pace. Quanto eri dispettoso e quanto lo sei ora.

07.00

Voci da lontano o da vicino mi chiamano: “nonno…nonno…nonno su, dobbiamo giocare, andare a pesca…mi accompagni…”

Buongiorno mondo! Dalla notte ricordo che ognuno è frutto della cultura e della società in cui vive, della vita che è trascorso fino a quel momento. Pure io lo sono. Prima io, fratello, poi padre e ora nonno cerco di lasciare un buon ricordo alla mia famiglia perché sono loro e le persone che mi circondano e mi hanno circondato a tramandare un pensiero, un’emozione, un ricordo o semplicemente una sberla di me.

 Fabio Berti