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Qui di seguito vi riporto un’interessante annotazione che ho letto questa mattina tra le varie carte capitatemi sotto gli occhi: (riflettiamo)

Fabio Berti

El Lenguaraz:
una ventana al mundo
A los colegas:
Hemos notado con profunda
preocupación que nuestro foro
académico, El Lenguaraz, se ha
convertido en el espacio elegido
por algunos pocos para el menosprecio,
la falta de ética y de
respeto profesional mediante el
agravio inaudito e inadmisible
hacia otros colegas.
La palabra vertida en un foro
electrónico con alcance mundial
es la ventana que nos muestra tal
cual somos. No debemos permitir
que mezquindades e intereses
de índole político o de otro tipo,
empañen esta ventana y no
permitan ver a través de ella lo
que verdaderamente somos y
representamos: traductores públicos
pertenecientes a un Colegio
Profesional, éticamente responsables,
y que luchamos, día a
día, en un mundo de significantes
y significados y más aún, que
nos ganamos la vida con esta
profesión que hemos elegido y a
la cual abrazamos con pasión.
Tal como lo explica Ivonne
Bordelois: “El lenguaje, don que
no se puede perder, nos singulariza
como individuos; como
dice Lacan, el sujeto se constituye
a través de la trama del lenguaje
y gracias a éste. La identidad
es una construcción interminable,
del mismo modo que
el lenguaje es una operación
interminable y está continuamente
en perpetua renovación.
Bien propio e inalienable, el
lenguaje es también un referente
necesario para plasmar y sostener,
no sólo la individualidad
propia, sino la del grupo”.
Entonces, plasmemos en nuestro
foro el lenguaje constructivo,
enriquecedor, que abra las puertas
a una plena participación, solidaridad,
consulta e intercambio
de ideas entre colegas.

Tribunal de Conducta
del CTPCBA

Le competenze devono essere messe a sistema.

Inutile sapere.
Inutile saper fare.
Inutile far sapere.
Inutile saper comunicare.

Tutte queste competenze devono essere copresenti ed esercitate allo stesso modo.
Conoscere la teoria è inutile senza la pratica, ovvero il ssaper fare.
La pratica senza la teoria non ha basi, saldi principi su cui sorgere.
Se il sapere e il saper fare non vengono comunicati, rimane ciò che si conosce privato, intimo, cioè inutile per la società, per il pubblico e per il mondo del lavoro.
La comunicazione riveste un ruolo sempre più importante al mondo d’oggi. E soprattutto la buona comunicazione.
Esiste una parola d’ordine in questo ampo che non può assolutamente mancare: efficacia.
Bisogna essere efficaci. L’efficienza nel far una cosa non è corretamente sfruttata se non è abbinata alla efficacia.
Possiamo saper benissimo far una cosa, ma se non la facciamo nel momento e nel luogo e modo giusto può essere uno svantaggio per noi e per il compito che bisogna assolvere.
Comunicate perché quello che rimane solo per voi serve veramenente a poco.

Ricordate:
Sapere +
Saper fare +
Farle sapere =

EFFICACIA!!

Fabio Berti

Come raggiungere il successo.

Ma perché hai scelto questa strada? Era passione? Era quello che sognavi da piccolo?

Chissà quante volte abbiamo posto queste domande a qualcuno oppure altri le hanno fatte a noi.
Se so chi sono e  sto imparando a capire il modo in cui giocarmi la vita è perché a 18 anni ho cominciato un percorso di ricerca interiore tutto personale, sicuramente con molti bivi, sbandamenti, ostacoli; ma un percorso.

Le mie esperienze passate e le persone che ho conosciuto mi hanno insegnato che non è il successo il criterio per essere se stessi, ma che essere se stessi è il successo.

Molte volte noi siamo i nostri sogni e facciamo di tutto per realizzarli, ponendo in primo piano loro piuttosto che noi; e questo è il veleno di una società che lavora per produrre, comprare e consumare, anziché lavorare per costruire un tempo buono e ampio per appartenersi e appartenere attraverso relazioni e interazioni vere.
Se si vive per avere successo, si vive prigionieri di una società che ci impone ciò, per scalare i piani e arrivare sulla vetta della società. Invece ciò che rende felici è realizzare i propri talenti, le proprie propensioni ovvero la propria vocazione, indipendentemente dal riconoscimento «della massa». Si può avere successo come padre, come insegnante, come panettiere, come impiegato, come operaio, come commerciante…Basta essere pienamente qualcosa, vivere fino in fondo un certo appeal a una determinata cosa, ambito o mansione. Non è facile stabilire questi ambiti, anche perché spesso si manifestano fin da piccoli, poi scompaiono per apparire qualche anno più tardi oppure si rivelano col tempo. Ecco perché è fondamentale prima di tutto capire se stessi, comprendersi nei propri limiti, difetti, caratteristiche, pregi…e migliorarsi in ogni aspetto privato e pubblico, interno ed esterno. Arrivando alla propria conoscenza e coscienza di sé, potremo realizzare a pieno noi stessi come esseri umani in toto, non nella società, ma per noi e soltanto per noi.

Prima di domandarvi “cosa voglio fare nella vita’”, domandatevi “chi sono”.

Fabio Berti

La giornata tipo di un lavoratore della media-bassa Toscana.

Driin Driinn Drinn…ah rieccolaa! Imperterrita come non mai…la SVEGLIA!

Gira te che mi rigiro! Gira te che mi stiracchio!

Ora mi tocca ARzarmi che c’ho da fa un sacco di cose oggi…

(dopo mezzora) oddioooo!! Non mi son ancora alzato…damose una mossa!

Non ho tempo di far colazione in casa; Via non la faccio per oggi!

Ciao Mami, ciao Babbo, ciao a tutti! Ci si vede.

In sella ar mi motorino e si parte: seee se partisse…Dio c..p..t..impestato c…p..t.. ir bud..di..tu ma’

Oh vi è partito! Corro, sbraito, salto, spingo, sorpasso, aricorro, ari sbraito, arisalto, arispingo, ari sorpasso e finalmente sono arrivato a lavoro. Che giornata di m*!

C’è di nuovo quella spocchiosa della mi capa con quel nuovo vestito, tutti quelli che le girano attorno e poi per non parlare di quel nuovo collega altezzoso, nuovo arrivato so tutto io!

Dai meglio non guardare, come ieri mi riprometto di non guardar nessuno, di far il mi lavoro nel miglior modo possibile e stare nell’ufficio mio ed uscire solo in casi di estrema emergenza per evitare contatti con altri colleghi, che alla prima osservazione che mi fanno o al primo sguardo occhiatina un po’ storta li puntello col fermacarte e li incenerisco con tre parole o con uno sguardo.

(Dopo qualche ora)…La prima parte è andata! Finalmente pausa pranzo, MENSA! Mi riunisco con i miei colleghi e amici di tutta una vita (si il mio lavoro purtroppo o per fortuna fa parte della mia vita) e lì si chiacchera, si divide il pasto, si beve come se si fosse ad una festa rionale!

Finita la pausa si torna a lavoro più carico di prima, che relax la pausa pranzo! Svolgo delle pratiche, parlo con due fornitori, contatto due clienti un po’ scordoni e ritardatari nei pagamenti, prendo un caffè con un collega che non si capisce se ci è o ci fa; comunque è simpatico perché mi offre il caffè tutti i giorni J

Oooh finita la giornata! Si torna a casa con la certezza di trovare una famiglia che ti accoglie, altri problemucci sicuramente, ma grazie a un sorriso e un abbraccio si conclude la giornata. Quanto mi manca il mio cucciolo! Buonanotte 🙂

La giornata tipo di un lavoratore della medio-bassa Padania.

Driiinn…

Driiiinnn…

Driiiiin…AAAwwww ho fatto bene ad impostare la sveglia ripetuta tre volte così mi son svegliato sicuramente per iniziare la giornata! Adesso subito in doccia… Colazione in casa preparata da mamma come solo lei sa fare, il giornale che mio padre puntualmente compra, legge e lascia gentilmente a me sulla mia sedia. Latte scremato, caffè, pan brioche e per finire succo spremuto di arancia. Che delizia!

Finisco di prepararmi e si parte: bici fino ad arrivare alla fermata del bus, che mi porterà in centro, per poi prendere la metro e arrivare direttamente a due passi dal lavoro! Quanta gente! Meno male son partito con debito anticipo.

Saluto di rito a tutti i miei colleghi, mi soffermo a salutare due o tre colleghi che mi guardano particolarmente chiedendo domande rituali: Come stai? Come sta la tua famiglia? Ma hai comprato un cane ( l’ho visto su fb)? Ma ci sei andato alla fine in quel locale?

Dopo questo breve ma intenso pellegrinaggio arrivo nel mio ufficio, il mio capo viene a salutarmi, mi dà le ultime news e mi dà qualche fastidiosa (noiosa) mansione che non vorrei fare, ma lui è il mio capo.

(dopo qualche ora) Finalmente pausa pranzo. Un’insalata ricca è quel che ci vuole. Mi rinchiudo nel mio ufficio e chi mi ammazza nella mia tranquillità. Mi degusto il mio pranzetto e poi appena finisco torno a lavorare, che vorrei uscire prima stasera. In centro hanno aperto un nuovo locale e la mia cara amica voleva subito provarlo con un ape dei nostri.

Su su, rapido rapido…dopo il caffè di rito con i colleghi del reparto sono più carico e finisco tutto quello che di urgente c’era da fare. 17:47 FINITO!

Vado in bagno mi cambio e la mia amica giusto giusto mi aspetta con la sua nuova 500 grigio Fiat sotto l’ufficio all’angolo e si parte. Ora posso essere me stesso. Le racconto tutto quello che ho fatto comprese le risposte dei miei colleghi a quelle sciocche domande e anche la mia amica con i suoi discorsi non è da meno. HahAHAH che ridere mi fa! Bon, ora inizia la serata! Mi prometto, anche se il più delle volte diventa un modo di dire, di non tornar tardi che domani un’altra giornata di lavoro ci aspetta! Buona serata 😉